#Freischütz: l'apoteosi del Romanticismo
- Scritto da Juri Signorini
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DER FREISCHÜTZ
libretto di Friedrich Kind


Terz'ultimo titolo a cartellone della stagione operistica 2016-2017 del Teatro alla Scala è Der Freischütz di Carl Maria Von Weber, in scena fino al 2 novembre.
Il Freischütz è senza dubbio l'opera che consacra Von Weber nell'olimpo della drammaturgia operistica mondiale, con il quale realizza l'intento di creare l'archetipo dell'opera nazionale tedesca. In questa opera, Weber ha condensato tutti gli elementi che nel periodo successivo caratterizzeranno l'opera romantica: personaggi eroici come protagonisti che si muovono in un ambiente, nel quale l'elemento naturale ha un suo ruolo fondamentale, senza tralasciare le tradizioni popolari fatte di miti antichi che vengono esplicitate in invisibili ed arcane forze mistiche che operano in una perenne lotta del bene contro il male. Dal punto di vista orchestrale, grande spazio viene dato al suono profondo dei corni e all'estro del clarinetto. Un'opera che fa largo uso, oltre del Lied, dell'altrettanto tipico Singspiel che alterna alle arie cantate ampie parti recitate.
Ma parliamo un pò della trama del Freischütz, ovvero il Franco Tiratore. ci troviamo in un villaggio della Boemia dove è appena terminata una gara di tiro a segno dalla quale Max, uno dei migliori cacciatori del regno, è risultato sconfitto ed ora è investito dallo scherno dell'intero villaggio. Il protagonista è avvilito, soprattutto perchè per sposare la sua amata Agathe, come vuole la tradizione, domani dovrà uscire vincitore dalla gara di tiro; viene così convinto dal cacciatore Kaspar a recarsi alla Gola del Lupo, luogo evitato da tutti perchè abitato da forze oscure al fine di forgiare delle pallottole infallibili. Kaspar che ha già in essere un patto con il demone Samiel, gli si accorda di scambiare l'anima di Max con una dilazione al suo tempo sulla terra. La leggenda narra che i primi sei proiettili sono destinati a colpire il bersaglio, mentre il settimo segue un percorso stabilito dal Diavolo. Plasmata anche la settima pallottola, i due cacciatori cadono svenuti a terra.
Uno spettacolo che, seppur recitato in tedesco, appare molto gradevole fin dai primi 10 minuti dell'overture e scorre liscio come un bicchiere d'acqua. L'orchestra diretta dal maestro Myung-Whun Chung da il meglio di sè e comunica tutto l'estro di questa opera dell'autore tedesco. Plauso per tutto il cast dall'inizio alla fine, con una sublime interpretazione di Julia Kleiter dell'aria di apertura del terzo atto. Molto ha fatto discutere la regia di Matthias Hartmann, che nelle scene create da Raimund Orfeo Voigt ha fuso elementi moderni esplicitati da strutture decorate con neon, a scene e costumi classici. Questa trovata scenica a me personalmente non ha fatto impazzire, ma nemmeno è dispiaciuta.
Uno spettacolo adatto sia ai melomani più sfegatati, che ai novizi dell'Opera.
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